Concertazione e valorizzazione del lavoro sono gli aspetti prioritari per rendere il turismo in Italia un settore trainante a tutti gli effetti. Settore che, ancora, è necessario esserne consapevoli, è considerato residuale rispetto all’industria tradizionale.
Il turismo è lasciato nell’ombra in modo evidente, dal punto di vista politico e sostanziale, con una carenza ancora molto marcata di stabilizzazione professionale, una troppo scarsa qualità del lavoro.
Ci affacciamo con queste premesse, e con questo non incoraggiante biglietto da visita, alla stagione turistica per eccellenza, alla Pasqua prima, e all’estate poi, quando ci scontreremo nuovamente con il complesso fenomeno del lavoro stagionale. Un lavoro fatto prevalentemente da giovani, donne, con redditi al di sotto dei 1000 euro al mese: 4 giovani su 10 che lavorano nel turismo percepiscono una quota oraria al di sotto dei 9 euro.
È chiaro che davanti a un quadro del genere non c’è futuro. O meglio, non c’è un futuro di crescita, di stabilità, di giustizia sociale e di sviluppo del lavoro, e dell’economia italiana. C’è un futuro di sfruttamento e regressione, di soluzioni tampone, non strutturate e del tutto inadeguate. Se vogliamo davvero la ripresa in Italia, in tutta Italia, senza spaccature e lacerazioni con un Nord e un Sud a doppia velocità, dobbiamo prima prendere atto dello stato di fatto e lavorare sul valore del lavoro. Il valore è fondamentale.
Il valore è quello che oggi comprendono e vedono molto chiaramente i giovani. Ci rapportiamo a giovani che sanno scegliere, sanno anche perdere il lavoro, sanno capire il valore della sostenibilità, della dignità: ci sono trasformazioni profonde dal punto di vista sociale che, come Uiltucs, guardiamo con attenzione. Tentiamo di governarle, gestirle, comprenderle sempre meglio. Si può operare e dobbiamo farlo, anche attraverso i tanti strumenti che abbiamo. La concertazione prima di tutto. E la formazione è uno di questi.
I fondi interprofessionali, in questo momento, sono frequentati solo dal 12% delle imprese turistiche. Ci sono opportunità che vanno viste, valorizzate, costruite. Ci sono molte imprese dormienti nei Fondi. Che versano ma non formano i lavoratori.
Allora il compromesso della politica verso l’industria del turismo deve essere strutturato in questa direzione, affinché si crei la condizione che le competenze e la qualificazione professionale siano fattori realmente trainanti.
Ma sarà così solo a una condizione: i rapporti di lavoro devono essere stabili nel tempo. La povertà nel turismo si abbatte così, non certo con l’uso dei voucher: dobbiamo affrontare il 2023 con questa forte consapevolezza, nella quale il sindacato può e deve ancora, e sempre più, avere un ruolo da protagonista.