lunedì 25 Settembre 2023

IL LAVORO PER I GIOVANI: ETICO, TECNOLOGICO, ECOLOGICO E DI QUALITÀ

La società ha bisogno di cittadini capaci di porre attenzione ai propri doveri e rivendicare i propri diritti. Dove invece la società è plasmata sui valori dell’individualismo allora non si tiene conto dei lavoratori, del loro essere persone.

La mitologia dell’individuo sovrano, portatore di diritti ma non di doveri, ha prodotto danni difficilmente valutabili. Laddove non esistono doveri per tutti, il più forte, il più attrezzato, quello privo di scrupoli vince. Insomma: una società solidale è un bene per tutti.

Nelle Marche viviamo da anni in uno stato di crisi perenne: da quella finanziaria del 2008 si arriva all’oggi della guerra in Ucraina, passando per il fallimento di Banca Marche, il terremoto 2016 e la pandemia.

Proprio le Marche sono state declassate dall’Ue da ordinaria a regione in transizione. È diminuito il PIL pro capite, la crescita del post Covid c’è, ma è minore rispetto al dato nazionale, cala l’occupazione, cresce la percentuale di inattivi e aumentano i Neet.

Proprio i giovani sono i più colpiti da questo stato di cose. I più precari, i più esposti alla piaga degli incidenti sul lavoro in una regione rimasta indietro rispetto ad altre. Eppure, i più aperti, i più adatti a guidare quella transizione ecologica, tecnologica ed etica che è la grande sfida del Next Generation EU.

Le Marche non possono permettersi di sprecare le importanti risorse previste dagli interventi straordinari, europei e statali: Pnrr, Fondo complementare e Piano per la ricostruzione post sisma, programmazione comunitaria 2021/2027. Ma soprattutto non possono perdere l’occasione di attivare quelle riforme necessarie per rendere la società e l’economia marchigiana più sostenibile e preparata alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e digitale.

Va privilegiata una visione complessiva e prospettica, sostenuta da un piano straordinario di assunzioni di giovani tecnici qualificati. Attraverso questi obiettivi che l’Ue si è data si possono creare una quantità inimmaginabile di nuove figure professionali all’interno di una ripartenza che deve avere una forte connotazione qualitativa e sociale, non soltanto quantitativa. L’ineludibile diffusione dell’automazione permette alle aziende di avere maggior profitto riducendo contestualmente la manodopera necessaria.

Ma se invece di ridurre i posti di lavoro si riducesse l’orario di lavoro, a parità di retribuzione, si avrebbe una più equa distribuzione della ricchezza prodotta e una migliore qualità della vita dei lavoratori. Così come un’economia che dia spazio ai “green jobs” dovrebbe cercare di garantire occupazioni utili dal punto di vista ambientale ma anche sociale, senza sacrificare le condizioni di lavoro.

L’innovazione, perché sia un processo efficace, secondo noi deve avere la centralità della persona come elemento valorizzante della tecnologia e non c’è transizione, tecnologica o ecologica, senza competenze e perciò senza un ruolo decisivo delle parti sociali. E noi siamo pronti a raccogliere questa sfida.