lunedì 25 Settembre 2023

FLESSIBILITÀ E PRECARIETÀ, DUE CONCETTI DA TENERE SEPARATI

L’uso indiscriminato dei contratti a termine non si può classificare come “normale flessibilità”.

Va fatta una riflessione profonda sulla riduzione della precarietà e sulla necessità di riportare solo alla contrattazione le causali dei contratti a termine. Liberalizzare le causali dei contratti a termine, a prescindere dalla contrattazione e da un’azione di riduzione drastica della precarietà, porterebbe solo a un loro ulteriore incremento.

Ci attendiamo una convocazione della Ministra del Lavoro per discutere al più presto di questi temi. La qualità del lavoro, in termini salariali, di stabilità e di sicurezza per tutti, donne e giovani in primis, per noi sono l’obiettivo da raggiungere.

I nuovi rapporti di lavoro temporanei battono quelli a tempo indeterminato (comprensivi di apprendistato) 79 a 21 sul totale attivato. Sono queste le percentuali di incidenza sulle nuove assunzioni di rapporto di lavoro effettuate tra gennaio e ottobre 2022. Avremmo preferito che questo ‘derby’ sul lavoro fosse stato finalmente vinto dalla squadra per la quale tifiamo che è quella del lavoro stabile.

Nel frattempo, abbiamo ancora un apprendistato fermo in panchina (si mantiene salda ad un basso 4,3% l’incidenza sulle nuove attivazioni) e si registra il preoccupante aumento di 1 milione di rapporti di lavori cessati rispetto ai primi dieci mesi del 2021.

Insomma, possiamo dire che anche questa partita non ci è piaciuta. È arrivato il momento di cambiare le tattiche di gioco e qualche regola, con l’obiettivo di ridurre il lavoro precario.