L’emergenza che il Paese si trova ad affrontare da ormai due anni non è mai stata unicamente sanitaria, ma ha investito tutti gli ambiti del nostro vivere e della nostra società. È un’emergenza profonda per la quale serve impegnarsi da subito per una ricostruzione economica, sociale e civile del Paese attuando una serie di riforme.
La migliore politica economica è, soprattutto in questo momento, una buona politica sanitaria. La ripartenza, quindi, non può che iniziare dalla tutela della salute, perché solo un Paese in salute è un Paese in grado di ricominciare a crescere. La catastrofe pandemica ha improvvisamente riportato al centro il nostro Sistema sanitario nazionale, trascurato per decenni, e ha mostrato l’irresponsabilità dei tagli a cui è stato sottoposto.
Occorre, inoltre, accelerare sulla campagna vaccinale e ottenere la deroga sulla proprietà intellettuale dei brevetti, per assicurare la disponibilità di vaccini anti-Covid a tutti i Paesi a basso reddito, contenendo così la diffusione di nuove varianti.
La riforma fiscale è questione di equità e giustizia. Lo abbiamo sostenuto da sempre e da sempre combattiamo per estirpare il male dell’evasione fiscale, che sottrae ogni anno enormi risorse al Paese. Gli interventi varati con la Legge di Bilancio sono inefficaci e assolutamente insufficienti. Occorre utilizzare le risorse per tagliare il cuneo fiscale continuando contemporaneamente la lotta all’evasione.
Intervenire realmente sull’Irpef, aumentare i controlli, incrociare le banche dati della Pubblica Amministrazione, incentivare l’uso della moneta elettronica e rendere tracciabili tutti i pagamenti sono solo alcune delle indicazioni che il Sindacato ha portato all’attenzione dei Governi che si sono succeduti, senza che tuttavia ne conseguissero reali impegni.
La riforma sulla disabilità ha preso finalmente avvio con l’approvazione della Legge Delega. È un passo importante, che tuttavia deve essere integrato e coordinato con un’altra riforma, quella sulla non autosufficienza. Gli anziani, più di tutti gli altri, hanno scontato e stanno scontando le conseguenze del virus, dell’isolamento, della pressione sulle strutture sanitarie. È doverosa una rinnovata attenzione per questa fascia della popolazione, un riconoscimento che passa per la riforma dei sistemi di cura, ma anche per la valorizzazione della terza età e del suo ruolo.
Per tale motivo, anche la riforma del sistema pensionistico rientra tra gli interventi necessari.
In questi mesi, il lavoro della Commissione di studio sulla gravosità delle occupazioni ha portato alla definizione di un eccellente documento. Era uno dei nostri obiettivi, ma occorre continuare a lavorare per raggiungere la giusta separazione tra la spesa previdenziale e quella assistenziale, compito rispetto al quale la Commissione incaricata ha registrato un completo fallimento.
L’avvio degli attesi tavoli di confronto con il Governo ci auguriamo porti al raggiungimento degli obiettivi che da sempre ci poniamo per garantire equità a tutti i lavoratori: una flessibilità diffusa di accesso alla pensione intorno ai 62 anni di età e con 41 anni di contributi a prescindere dall’età; l’attenzione ai giovani e alle donne per colmare i buchi previdenziali dati dalla discontinuità dell’occupazione, per valorizzare i periodi di formazione e per riconoscere una maggiorazione contributiva per i periodi di maternità e per quelli di assistenza ad un familiare, dando così il giusto valore al lavoro di cura; un rilancio, infine, della previdenza complementare, che deve essere incentivata con un nuovo semestre di “silenzio assenso”, con campagne informative e con la definizione di una fiscalità semplice ed incentivante per i fondi pensione.
Tra le disastrose conseguenze sociali ed economiche della pandemia, c’è stata la crescita della povertà tra le famiglie italiane. Il reddito di cittadinanza si è dimostrato decisivo per arginare in parte questo fenomeno drammatico. Lo strumento necessitava tuttavia di modifiche, più volte indicate dalla Uil, ma rimaste inattuate.
Allo stesso modo, l’assegno unico rappresenta un sostegno importante per le famiglie. Ne abbiamo da subito, però, sottolineato alcuni rischi e criticità: non è accettabile che lo strumento determini di fatto una riduzione dell’importo del reddito di cittadinanza o porti a ricevere meno di quanto precedentemente percepito.
È indispensabile quindi, per la Uil, continuare a chiedere le necessarie modifiche e mantenere alta l’attenzione su questo e su tutti i provvedimenti che vedono coinvolte le famiglie, i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne, i più fragili, da sempre al centro delle nostre battaglie.
In una fase politica così delicata, non possiamo permettere che le vere necessità del Paese vengano ancora una volta messe da parte e rinviate. Il momento di ricostruire il futuro e gli strumenti per farlo sono davanti a noi. Ci auguriamo ci sia anche la volontà politica.