Il Piemonte sta ancora facendo i conti con una crisi, iniziata nel 2008, che ha determinato l’aumento delle diseguaglianze, del disagio e della povertà. Nonostante il miglioramento registrato nella prima parte del 2021, i principali indicatori economici descrivono una regione fortemente indebolita, anche nel confronto con i territori più sviluppati del Paese. Preoccupa, in particolare, dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, l’intreccio derivante dagli effetti della pandemia, del processo di transizione ecologica, dell’aumento del costo delle materie prime.
Due dati, tra tanti, mettono in luce le profonde difficoltà che vive la nostra regione. Il primo riguarda l’andamento delle assunzioni. Nei primi dieci mesi dello scorso anno, in Piemonte, sono stati creati 26.000 nuovi posti di lavoro (di cui l’85% a tempo determinato) che rappresentano solo il 4,4% delle assunzioni fatte a livello nazionale, a fronte di una popolazione che rappresenta il 7% del totale. Il secondo fotografa l’incremento della povertà assoluta che, a fine 2020, riguardava 435.000 persone, il 9,3% del totale nazionale (+138.000 rispetto al 2019). In un quadro a tinte fosche, finora ha fatto eccezione l’andamento delle esportazioni, cresciute del 29,5% nel confronto tra i primi sei mesi del 2021 e del 2020.
Il tessuto produttivo è attraversato da profonde trasformazioni e incertezze, che richiedono adeguate politiche industriali, per non mettere a rischio migliaia di posti di lavoro. Il settore dell’auto, in particolare, è al centro di una tempesta perfetta, fra transizione ecologica e carenza di microchip. Il nostro territorio, da sempre leader nella produzione di veicoli e nella componentistica, rischia di pagare un prezzo molto salato in assenza di un piano di investimenti pubblici che aiuti le filiere produttive a riconvertirsi e a salvaguardare l’occupazione.
Il comparto dell’edilizia, dopo un lungo periodo di forte crisi, sta beneficiando degli effetti del superbonus del 110%. In proposito, va detto chiaramente che la frenesia in atto va disciplinata con il rispetto delle norme sulla sicurezza e con l’applicazione integrale del contratto di riferimento.
L’impennata dei contagi in atto si abbatte gravemente sul settore turistico, già gravemente provato. Secondo le stime di Federalberghi, il tasso di occupazione delle camere per gennaio e febbraio del 2022 si attesterebbe intorno al 10%, come nei primi mesi dello scorso anno.
Desta, inoltre, forte preoccupazione l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia che si ripercuote negativamente sulle famiglie e sui costi per gli approvvigionamenti di tutte le attività produttive.
La fase in corso, molto delicata, se non affrontata con efficacia, incisività e lungimiranza, utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, rischia di sfociare in conseguenze molto dolorose per lo sviluppo futuro e la tenuta della coesione sociale di una regione importante nel panorama italiano. L’augurio è che le difficoltà di oggi possano tramutarsi nelle opportunità di domani per giovani, donne, anziani e cittadini tutti. In questo senso, la Uil può svolgere un ruolo da protagonista, attraverso le proposte, la vigilanza, la rappresentanza degli interessi e l’interlocuzione puntuale sulle istanze che provengono da tutte le persone che credono in noi.