Nello scorso mese di maggio il consiglio dell’UE, discutendo sul Piano d’Azione del Pilastro europeo dei diritti sociali ha condiviso che L’Europa ha bisogno di un grande investimento nella creazione di posti di lavoro di qualità, di politiche attive del mercato del lavoro che puntino alla riqualificazione e all’aggiornamento delle competenze; di sistemi di protezione sociale universali e adeguati, al fine di gestire il cambiamento verde e digitale. Economia, lavoro e politica si incontrano condividendo un piano strategico. “Creazione di ricchezza, coesione sociale e libertà politica”. Ecco che torna prepotente il tentativo di “Quadrare il cerchio”. Anche l’Italia in Europa con il PNRR si prepara a praticare tale strada. Ripresa e rinascita, sono parole di speranza per il paese che vanno sostanziate con un piano strategico per lo sviluppo.
Il Turismo si colloca a pieno titolo in questo contesto. Noto il peso del settore in termini di PIL, occupazione e valore aggiunto, si pone il tema di come dare valore al lavoro. Guardando alla forza lavoro dipendente del settore, la stessa è in maggioranza formato da giovani (60%) e donne (53%), con un rapporto di lavoro in prevalenza part-time e una percentuale alta di rapporti a termine che arriva al 42%. Stiamo parlando di oltre un milione di posti di lavoro, fragili per salario medio percepito e futuro previdenziale problematico.
Serve una svolta. Il valore del lavoro è ben riconosciuto fra gli altri negli articoli 1, 36 e 37 della Costituzione. Occorre ristrutturare e qualificare per migliorare il rapporto medio tra qualità/prezzo del sistema offerta. Serve una politica basata su investimenti per potenziare le infrastrutture, assicurare innovazione, accessibilità e servizi. Il buon impiego delle risorse del PNRR, in un rapporto più coordinato tra Ministero del Turismo, ENIT e Regioni sarà decisivo.
Su ammortizzatori sociali, politiche attive e formazione permanente serve una copertura universale e un compromesso tra Pubblico e privato. Gli ammortizzatori sociali oggi disponibili, per limiti di utilizzo in ragione della dimensione media d’impresa e quantità dell’assegno, non sono sufficienti. Fermo restando la forma assicurativa degli stessi è auspicabile che la riforma attesa possa calarsi nelle realtà settoriali con efficacia. Cassa integrazione e formazione devono coesistere.
Il valore del lavoro passa anche attraverso l’acquisizione continua di nuove competenze. Fondi interprofessionali e bilateralità contrattuale possono definire politiche complementari nell’utilizzo delle risorse e nella progettualità e il fondo nuove competenze rappresenta una svolta sostanziale. Nel rapporto tra Stato e Regioni e tra pubblico e privato serve un patto con un ruolo di protagonismo delle parti sociali. La formazione permanente da fatto autoreferenziale e residuale deve diventare fattore strategico e certificabile.
La ripresa e lo sviluppo passano attraverso la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Dopo esserci schierati per la vaccinazione e la sua obbligatorietà per legge, serve incentivare la responsabilità civica, attraverso l’uso diffuso del green pass, dobbiamo sostenere senza alcuna titubanza l’uso di tale strumento rappresentando al meglio le esigenze dei lavoratori nel rapporto con il Governo e le imprese.