La Regione, considerata il motore dell’economia, sconta un saldo negativo sul tema sicurezza. Sicurezza e salute. Proprio il tema che il nostro Segretario Generale ha giustamente individuato come prioritario per il 2021 perché troppo dimenticato e trascurato da tanti, forse da tutti, a parte il sindacato. La Lombardia ha registrato un vero bollettino di guerra. Una situazione ormai insostenibile e incomprensibile, perché ai “normali” incidenti dobbiamo anche sommare quelli derivanti da Covid.
Numeri Istat, che nero su bianco, ci ricordano che per covid (solo per covid) le infezioni di origine professionale in Lombardia sono 44.241, di cui 177 con esito mortale.177 morti da Covid contratto sul lavoro. Davanti a questo è impossibile non ricordare che chi si era fatto paladino dei vaccini in azienda (Regione Lombardia) volendo tagliar fuori i sindacati dal protocollo, poi realizzato a livello nazionale, era colui che solo un anno prima, dando il braccio a Confindustria, voleva mantenere tutto aperto. In piena pandemia.
Il 28 ottobre del 2019 la Regione ci incontrava per la Cabina di Regia regionale sulla salute e sicurezza sul lavoro. Fra le misure urgenti c’era il rafforzamento che fortemente avevamo sollecitato del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (Psal) delle Ats, aumentando il personale da impegnare nell’attività ispettiva e di vigilanza sulle imprese. Chiedevamo di promuovere una diffusa cultura della prevenzione, con il coinvolgimento del mondo della scuola, a vantaggio degli studenti più prossimi all’inserimento lavorativo, attraverso l’accordo con l’Ufficio scolastico regionale e con l’Inail.
È poi arrivato il Covid, ma il grave è che si sono trascurati gli incidenti ordinari e quelli da Covid. Come se si fossero dimenticati i morti. Operai, facchini, muratori, braccianti: a morire sono i lavoratori più umili, quelli di cui non si ricorda spesso l’esistenza, quelli che soffrono ogni giorno. La concorrenza spietata delle delocalizzazioni, il ricatto costante di gente come loro, più disperata di loro, disposta a fare il loro lavoro per nulla, senza alcuna tutela, in Italia o altrove.
L’altro tema su cui la Lombardia deve impegnarsi e dare tutto se stessa insieme alla sicurezza: la certezza del lavoro. E lo sblocco dei licenziamenti ha messo in luce un altro tema nevralgico. Tante aziende del settore manifatturiero, del settore farmaceutico e di quello chimico-farmaceutico, hanno pensato bene di annunciare chiusure delle produzioni benché in presenza di attività assolutamente positive e di fatturati aziendali importanti.
Questo non è accettabile come non lo sono i contratti fantasma creati ad hoc solo per compiacere gruppi di potere. E andando verso il 2022 dovremo confrontarci con la salute (la discussione della riforma della L.23), i trasporti e la scuola. La Lombardia e Milano hanno davanti una vera e propria sfida. Una sfida che il sindacato è pronto a combattere per il bene dei cittadini e dei lavoratori.