A fine 2019 l’Oms pubblicò due report con il quadro completo dei sistemi sanitari e fissò il 2030 come data di raggiungimento della copertura universale per tutti i cittadini del mondo. L’ambizioso obiettivo, per l’Oms, è raggiungibile attraverso 5 fattori: sicurezza di reddito, stabilità del lavoro, protezione sociale, capitale sociale e umano (istruzione e formazione), accesso a una sanità di qualità. Ora, dopo un anno e mezzo di pandemia l’Oms Europa ha presentato un documento che analizza la lezione appresa per non arrivare di nuovo impreparati di fronte a future emergenze.
Il Covid ha messo a dura prova le popolazioni su vari fronti: sanità, economia, scuola, lavoro. Si sono accentuati bisogni e difficoltà di fragili e vulnerabili. Lo stesso Oms Europa ha invocato attenzione a non aumentare le disuguaglianze di salute nelle generazioni futuree chiesto di fronteggiare la pandemia ampliando sistemi di protezione sociale, servizi pubblici e strategie di crescita inclusive e green. Tale quadro deve essere calato nelle singole realtà locali. Nelle Marche il Covid ha determinato oltre 3000 decessi e circa 112mila contagi su 1,5 mln di abitanti. Grazie alle vaccinazioni cominciamo a intravedere una luce ma restano la ferita insanabile dei tanti che hanno perso la vita, soprattutto tra gli anziani e nelle RSA, e l’evidenza inconfutabile delle carenze di un sistema sanitario che chiede interventi urgenti e strutturali.
Divenuta progressivamente inadeguata, la sanità marchigiana non riesce a dare risposte alla popolazione. Di pari passo peggiorano anche le condizioni di lavoro dei sanitari. Il Covid ha determinato una brusca frenata dell’attività ordinaria, con ritardi per prestazioni e diagnostica. Al registrato calo dei ricoveri per prestazioni, per la maggior parte oncologiche e cardiologiche, non corrisponde una diminuzione delle patologie ma meno cura e prevenzione. Chi ha potuto si è rivolto al privato: inaccettabile che, nel 2021, ci siano donne che devono rinunciare a monitorare la gravidanza perché non c’è disponibilità del servizio pubblico. Come è inaccettabile che, anche alla luce dei numeri non più tollerabili degli infortuni sul lavoro, il Dipartimento di prevenzione continui ad essere sottofinanziato e sottorganico: appena il 2,8% del fondo sanitario regionale quando la norma prevede il 5%.
Serve un rafforzamento della sanità territoriale. La crisi pandemica ha evidenziato l’importanza di disporre di un sistema sviluppato, capillare ed extra ospedaliero con distretti sanitari al centro, servizi e organici adeguati di poliambulatori e consultori. In gioco ci sono salute, sviluppo e qualità della vita della regione. I tempi sono stretti ed è importante la collaborazione di tutti, anche per non vanificare le risorse messe a disposizione dall’ Europa. Per questo continuiamo a sollecitare la politica regionale affinché avvii un reale, serio e costruttivo confronto attraverso il quale rappresentare le istanze dei cittadini che intercettiamo nei luoghi di lavoro e nelle nostre sedi.