L’agenda della Uil lucana è molto fitta. Siamo consapevoli che ci attende un autunno ancora più difficile del passato e per questo ci attrezziamo per affrontare al meglio le numerose prove delle prossime settimane. Le stime del Rapporto Svimez 2021 sono un preoccupante segnale da cogliere adesso che, attraverso la fase di definizione del Pnrr siamo ancora in tempo a stoppare l’acuirsi della frattura Nord-Sud e l’accentuarsi di divari socio-economici tra regioni meridionali, specie nelle aree interne.
A proposito di aree interne, non possiamo non raccogliere il messaggio che viene dall’incontro dei vescovi del Sud a Benevento per riprendere ogni azione necessaria ad arginare la fuga dei giovani e lo spopolamento. Pensiamo in primo luogo a come affrontare, innanzitutto in sinergia con la Uilm ma anche con le altre organizzazioni di categoria direttamente coinvolte, la situazione che si profila a Melfi che si riverbera a cascata sul comparto automotive e sull’intera economia lucana.
Una questione di carattere europeo e mondiale, ma che non può non vederci attivi con iniziative appropriate. Guardiamo, non da oggi, al dopo petrolio. È il tempo degli ‘Stati generali dell’energia’, autentico crocevia per affrontare i problemi della transizione energetica. Lo richiede innanzitutto il Recovery Fund che concentra le risorse principalmente su due driver: rendere le aree metropolitane veramente green e l’idrogeno, che per noi ha anche un altro valore per accompagnare i programmi di costruzione di nuovi modelli di auto alimentate con energie alternative.
Vogliamo intercettare il desiderio di una società più visionaria, oltre le strettoie della crisi. Una sorta di ‘raccoglimento,’ dice De Rita (Censis), proprio quando l’onda è più bassa, una presa di coscienza di nuovi spazi.
Mettere al centro la fatica delle imprese e del lavoro anche nel conflitto per distribuire le nuove risorse. C’è infatti una relazione stretta tra i “beni comuni”, l’identità e il futuro di una comunità regionale. Tutto questo nella convinzione che le nuove sfide dello sviluppo globale post-pandemico hanno bisogno di grandi intese e di governance nuove. Senza piani e capacità realizzative accompagnate dall’applicazione quotidiana di strutture, territori, enti locali e forze sociali, il rischio è di rimanere marginali invece che protagonisti convinti che la nostra regione ha ricchezza di beni e di piattaforme manifatturiere.
Determinante è la capacità attuativa dell’insieme di risorse rilevanti del Pnrr e dei diversi fondi europei che devono essere impiegati di concerto tra Amministrazioni centrali e locali con piani a breve e medi termine. La lezione è per noi chiara: non sprecare nemmeno un euro del PNRR per quelle che noi indichiamo come “Aree di trasformazione” (dalle politiche industriali alle infrastrutture, alla mobilità, la svolta ecologica, l’innovazione, politiche del lavoro, della formazione, inclusione socio-sanitaria) in grado di generare nuova occupazione all’altezza della nuova situazione.