Burocrazia e timidezza arginano da sempre lo sviluppo della Liguria che, invece, deve viaggiare veloce per recuperare il terreno perso tra crisi del ponte, pandemia ed emergenza infrastrutturale cronica. È necessario spendere bene e subito le risorse del Pnrr in infrastrutture, ricordandosi anche del piano di investimenti che era stato previsto prima del Covid.
Il lavoro e la coesione sociale devono ritornare ad essere centrali nelle politiche economiche e sociali del Governo, del Paese, della Liguria, lo abbiamo ribadito nell’ambito del Consiglio confederale regionale che si è svolto lo scorso 28 luglio a Genova alla presenza del segretario generale PierPaolo Bombardieri.
Queste emergenze non possono che farci riflettere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, un’occasione per la Liguria da spendere bene nei tempi previsti. Abbiamo davanti agli occhi lo stato in cui versa il territorio: siamo in piena crisi per quanto riguarda la mobilità e i trasporti, ogni giorno ascoltiamo un bollettino di guerra che annuncia la paralisi sulle nostre autostrade e nelle arterie cittadine. Blocchi stradali e code ci fanno perdere economia, arrestano il nostro sviluppo e sfiancano i lavoratori.
Oggi servirebbero oltre 16 miliardi di investimenti da mettere a sistema in installazioni e servizi pubblici, azioni che, appunto, erano state previste prima dell’arrivo del Covid, e per le quali oggi manca una stima precisa, una concreta visione del futuro.
Dobbiamo andare avanti, investire in reti sicure e all’avanguardia, solo così si potrà valicare l’Appennino con le rotaie, verso le regioni limitrofe e l’Europa, raddoppiare le linee ferroviarie a mare, collegare città ed entroterra, congiungere Levante a Ponente, viaggiare sicuri su gomma, nei tunnel, implementare il lavoro di porti e rivisitarne gli spazi, dare sicurezza ai nostri territori. Naturalmente, occorrerà abbattere la burocrazia, far fronte alla vera palla al piede dello sviluppo insieme alla corruzione. I ritardi sui tempi di realizzazione delle grandi opere costano alla Liguria una mancata crescita del Pil dello 0,5%, pari a circa 700 milioni (stima al 2023).
Il sistema dei porti liguri, ad esempio, ha grandi potenzialità, proprio per questo potrebbe diventare un modello di riferimento internazionale negli ambiti green e della digitalizzazione. Occorrerendere la Liguria regione leader nella cybersecurity, puntando sia su aziende già presenti come Ansaldo, Cisco, Leonardo, Fincantieri, Piaggio creando anche opportunità di insediamento per nuove realtà, puntando sulla transizione ecologica per diventare un modello virtuoso in ambito internazionale.
Questo non si potrà ottenere senza una rete infrastrutturale adeguata e competitiva. Allora, al lavoro! Possiamo fare tanto rimuovendo gli elementi che ostacolano la ripartenza. Su questo, il modello Genovanon ha ancora fatto scuola. La Uil ha il dovere di sollecitare istituzioni, politica e imprese per agganciare le opportunità di rinascita: non superare la crisi sarebbe qualcosa di intollerabile, soprattutto a fronte delle tante tragedie vissute.