Dal suo apparire, quasi in sordina, solo pochi anni fa, il gigante americano, ha disseminato l’Italia di stabilimenti ed ha fagocitato il mercato dell’e-commerce. Sicuramente a dare forte impulso al suo business è stata anche la pandemia, che ha privilegiato, nell’era Covid-19, i più sicuri acquisti via Web rispetto al dettaglio tradizionale.
Ora però Amazon cresce troppo e lo afferma anche il Garante del settore postale (l’AgCom): crescono sia le consegne sia il fatturato. Anche il Sindacato chiede da tempo più trasparenza rispetto alle strategie, alla organizzazione del lavoro e ai contratti di lavoro applicati ai dipendenti o a coloro che effettuano le consegne dei pacchi a domicilio in proprio o attraverso corrieri in appalto. Vogliamo, una volta per tutte chiarezza, perché si sta determinando una pericolosa concorrenza sleale e abuso di posizione dominante.
Questo modo di presidiare il mercato sta determinando un disastroso effetto dumping su tutta la filiera degli addetti al recapito. Il Sindacato ha denunciato da tempo i ritmi di lavoro disumani scanditi da feroci algoritmi o braccialetti elettronici che non consentono neppure pause per bisogni fisiologici. Sono state organizzate proteste, presidi e scioperi, il clima generale sta cambiando, ma c’è ancora molto da fare per ricondurre le condizioni di lavoro nell’alveo di una situazione lavorativa accettabile, comprese le tante ditte locali che recapitano spesso senza contratto.
Auspichiamo, quindi, dalla politica un preciso impegno per l’emanazione di una legislazione regolatrice dell’intero settore. Un intervento urgente e non più rinviabile per non lasciare il sindacato da solo a difendere a mani nude, ovvero senza leggi adeguate, il lavoro e i lavoratori. Perciò siamo contenti che il fenomeno Amazon, con tutto quello che comporta, sia balzato anche all’attenzione dell’AgCom.
In questo scenario tutti gli altri operatori del corriere espresso verranno presto emarginati, se non direttamente espulsi dal mercato delle consegne a domicilio, il cosiddetto B2C ovvero business to consumer, tradizionalmente distinto in consegne differite ed espresse. Differenza azzerata in quanto la politica commerciale di Amazon ha in sostanza omologato i tempi di consegna con l’imperativo di portare tutto e subito. Gli altri competitor presenti sul mercato agiscono al massimo ribasso riducendo drasticamente i guadagni.
Anche Poste Italiane opera in questo contesto e vede fortemente compromessa la propria presenza nel segmento dell’e-commerce dalla anomala situazione creata da Amazon. Da poco abbiamo rinnovato in Poste il Contratto di lavoro mantenendo inalterate garanzie e tutele per i lavoratori postali. Seguiamo, perciò, con evidente preoccupazione la sfrenata crescita di Amazon, che senza regole e senza controllo falcidierà i livelli occupazionali di tutto il comparto.
Come Uilposte da tempo ci battiamo affinché si possa stipulare al più presto un Contratto di Settore per tutta la filiera del recapito che avrebbe indubbiamente un effetto calmierante anche su tutto il mercato dell’e-commerce.