venerdì 09 Giugno 2023

RISOLVERE LE CRISI AZIENDALI PER UNA RIPRESA STABILE E DURATURA

La ripresa autunnale si presenta con uno scenario inedito e carico di incognite. Nonostante l’impegno messo in campo da Cgil Cisl Uil, il Governo non ha preso in considerazione la richiesta di prorogare il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione per tutti fino alla fine di ottobre.

Noi abbiamo sostenuto con forza le ragioni della Uil e purtroppo i nostri dubbi erano fondati poiché, a pochi giorni dalla fine del blocco al 30 giugno, abbiamo registrato un numero consistente di aziende che ha avviato le procedure di chiusura o di delocalizzazione mettendo a rischio oltre mille posti di lavoro. Nessuna delle aziende che avevano avviato le procedure di licenziamento (Whirlpool, Gkn, Gianetti Ruote, Timken) ha fatto passi indietro, nonostante la possibilità di utilizzare ulteriori 13 settimane di cig Covid senza oneri.

Mentre scriviamo, queste settimane di cig Covid stanno per scadere e l’impegno assunto dal Governo di realizzare la riforma degli ammortizzatori sociali sembra ormai spostata a fine anno, all’interno della legge di stabilità.

Anche la priorità di varare un provvedimento legislativo anti delocalizzazioni, per far fronte a questa grave emergenza occupazionale, ha subito una battuta di arresto. Sono sorti dissidi all’interno della maggioranza e anche fra i Ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico.

Il settore metalmeccanico ha la grande responsabilità, da un lato, di preservare l’attuale sistema industriale, con la salvaguardia dei livelli occupazionali e, dall’altro, di essere il motore della ripresa per affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica e digitale e della transizione ecologica.

Il quadro che abbiamo di fronte è quello di un Governo che fonda i suoi punti di forza esclusivamente sulla personalità del suo leader, Mario Draghi. Per il resto si tratta di un Esecutivo incapace di affrontare le riforme e i temi cruciali per il rilancio del nostro Paese, con una litigiosità continua su tematiche non prioritarie.

Da anni paghiamo il prezzo della mancanza di politiche industriali che ha reso il nostro Paese dipendente dalla produzione di altri Stati, sia per quanto riguarda le materie prime, come l’acciaio, che i semiconduttori.

La fusione di Gruppi automobilistici europei e mondiali e l’avvio della produzione di auto elettriche, con la messa al bando dei motori a combustione nel 2035, stanno provocando delle forti ripercussioni nella filiera della componentistica. Abbiamo delle difficoltà anche nel settore elettrodomestico, con la simbolica vertenza della Whirlpool di Napoli, nella siderurgia con vertenze che vanno dall’ex Ilva, all’ex Lucchini di Piombino, dalla vendita di Ast Terni alla mancata ripartenza dell’ex Alcoa di Portovesme. Registriamo, inoltre, criticità nel mercato degli aerei civili (a causa della forte riduzione del personale viaggiante) e da carico.

Questa nuova fase, anche grazie alle risorse del PNRR, può diventare un’opportunità se si faranno gli investimenti necessari a sviluppare un sistema industriale all’avanguardia, ecologicamente sostenibile e tecnologicamente avanzato.

Noi continuiamo a chiedere una maggiore attenzione da parte del Governo per la salvaguardia di interi settori strategici della nostra economia, condizione indispensabile per tutelare i posti di lavoro e per avviare una ripresa solida e duratura.