lunedì 25 Settembre 2023

IL RECOVERY PLAN E LE INCERTEZZE SUI PROGETTI

Nel tacco d’Italia su un concetto siamo tutti d’accordo: bisogna ripartire, e pure in fretta, dopo quasi due anni trascorsi, dal punto di vista economico, con il freno a mano tirato. Tornare ai livelli pre emergenziali è la priorità di tutti, dal sindacato alle istituzioni, passando per le associazioni datoriali e di categoria. Tuttavia, se il traguardo è fatalmente comune, le visioni sul cammino da percorrere sono ancora molto discordanti. Senza troppi giri di parole: noi non accettiamo e non accetteremo scorciatoie pericolose, che non prevedano di puntare la bussola sul lavoro, sulla tutela dei livelli occupazionali, sulla creazione di nuove opportunità di lavoro e sulla sicurezza.

Peccato, però, che da questo punto di vista la Regione Puglia faccia ancora orecchie da mercante, schivando abilmente il confronto con le parti sociali, nonostante le mille sollecitazioni pervenute dalle parti del lungomare Nazario Sauro. A cominciare dalla programmazione degli interventi finanziati grazie alle risorse del Recovery Plan. Ad oggi sappiamo poco o nulla, salvo una lista alquanto generica di progetti, più o meno ambiziosi, slegati però, almeno dalla nostra prospettiva, dal territorio regionale. Non è dato sapere, infatti, come (e da chi) tali interventi siano stati individuati, né soprattutto quali saranno le reali ricadute sul mercato del lavoro o come si intende intervenire per formare le nuove professionalità che l’auspicato rilancio economico per forza di cose richiederà.

Allo stesso modo, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, al di là degli slogan di facciata e di qualche convocazione buona solo a spuntare qualche articolo sulla stampa, di concreto non si è fatto nulla, nonostante la Puglia sia tra le regioni d’Italia con la maggiore incidenza degli infortuni sul lavoro. La Uil è stata la prima a proporre la stesura di un protocollo d’intesa da condividere con Regione, Anci Puglia e Confindustria, propedeutico all’approvazione di una legge regionale che escluda dai bandi pubblici (in particolare quelli finanziati con il Recovery Plan) le aziende che non applicano i contratti nazionali di settore, che non rispettano le norme sulla sicurezza (con l’obbligo di sottoporsi a controlli periodici durante la durata dei lavori previsti dal bando) e che non garantiscono la tutela dei livelli occupazionali. Inutile dire che la nostra bozza di accordo (e di legge) ha raccolto tanti applausi e adesioni unanimi e trasversali sui media, ma nulla più. La stessa unanimità che però tutte le forze politiche regionali hanno invece usato per reintrodurre il ricco e retroattivo trattamento di fine mandato.

Inutile dire che noi non ci arrendiamo: lo dobbiamo ai tanti lavoratori che dopo quasi 24 mesi di sofferenza meritano risposte. Già nelle prossime settimane lanceremo due messaggi simbolici forti: a Bari realizzeremo un murales e dedicheremo una piazza in ricordo delle vittime nei luoghi di lavoro, seguendo l’esempio tracciato dalla Uil nazionale e dal segretario PierPaolo Bombardieri. Senza il lavoro, la Puglia non riparte, senza lavoro non c’è futuro e lo sviluppo non si paga con il sangue dei lavoratori. Noi abbiamo le idee chiare, la politica scelga ora da che parte stare.