domenica 04 Giugno 2023

Università, ricerca, Afam e recovery plan

La Uil Rua guarda sempre di più all’Europa nella fissazione degli obiettivi rivendicativi e nella formulazione delle politiche sindacali e di riforma.

Abbiamo salutato con grande soddisfazione l’impegno finanziario e strategico della Next Generation EU (NGEU) della quale, in maniera diretta ed indiretta, verticale e orizzontale, sicuramente potranno beneficiare anche i nostri settori.

L’occasione offerta dal Recovery Plan vedrà il nostro Sindacato impegnato verso un unico obiettivo: il rafforzamento del ruolo delle Istituzioni scientifiche pubbliche e la valorizzazione professionale e occupazionale delle risorse umane.

Per una maggiore competitività del Paese e per recuperare il divario con i territori meno sviluppati è indispensabile orientare gli indirizzi programmatici, le politiche formative ed occupazionali, le risorse e la stessa organizzazione delle relazioni sindacali degli Atenei, degli Enti Pubblici di Ricerca e delle strutture dell’Afam, con la consapevolezza che così operando il sistema di Ricerca & Sviluppo non solo rafforzerà e legittimerà il suo “ruolo sociale”, ma fornirà il suo determinante contributo alla realizzazione dei grandi obiettivi di sostenibilità e di riequilibrio sociale propri dell’Agenda 2030.

In tutt’e tre gli assi strategici (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale) e nelle le sei missioni del PNRR dovranno essere individuate risorse ed occasioni di impegno per i nostri Atenei e per le nostre istituzioni pubbliche di ricerca. Ad essi sarà demandato il compito di rispettare nei propri programmi le tre fondamentali prospettive del cambiamento: Giovani, Donne e Sud.

Affinché tutto ciò avvenga la Uil Rua chiederà, al Governo e in particolare alla Ministra dell’Università e della Ricerca, che alla prospettiva di nuovi investimenti si accompagni una reale e profonda rivisitazione delle condizioni strutturali, normative e contrattuali nelle quali, oramai a distanza di tanti anni, si trovano costretti ad operare Atenei, EPR e Istituzioni Afam ed i loro lavoratori.

Un maggiore sostegno finanziario: le nuove risorse europee e quelle già esistenti (Fondi Strutturali ed Horizon Europe,) pur fondamentali all’impegno progettuale, non sono più sufficienti al sostegno del funzionamento ordinario del sistema scientifico pubblico, depauperato in tanti anni di controriforme.

Il rinnovo dei contratti di lavoro: occorre rafforzare gli spazi di specificità e di agibilità negoziale Università, Ricerca ed Afam ed è importante rivisitare impianti ordinamentali che in taluni meccanismi (si pensi ad es. ai fondi del salario accessorio) e senza il contributo di una specifica “normativa di sostegno”, si rivelano non in grado di rispondere alle esigenze di crescita professionale dei lavoratori. Alla valorizzazione complessiva della comunità scientifica universitaria ed extra-universitaria dovrà corrispondere, finalmente, quella del personale tecnico-amministrativo la cui funzione è essenziale allo svolgimento delle attività gestionali ordinarie, ma anche e soprattutto a quelle progettuali.

Il nuovo Programma Nazionale della Ricerca va rivisitato con il contributo determinante delle forze sociali, in esso, infatti, confluirà la maggior parte delle risorse del PNRR.

Il divario scientifico e tecnologico del Mezzogiorno (maggior beneficiario dei fondi strutturali e della coesione) è aumentato e così pure la fuga dai territori più deboli delle migliori risorse intellettuali prodotte dagli Atenei. Ciò non potrà più essere.