sabato 02 Dicembre 2023

L’Italia nella transizione energetica

Noi crediamo fermamente nella necessità improrogabile di sostenere la transizione energetica con scelte precise e risorse certe a supporto. Ci attendiamo, in questo senso, risposte migliorative dal Governo attuale, rispetto a quelle definite dall’Esecutivo precedente.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza posto in essere dal Governo Conte ha previsto 69,80 miliardi di euro sulla direttrice della Rivoluzione verde e della transizione ecologica, di cui 30,16 rivolti ad interventi in essere, 37,33 in nuovi interventi e 2,31 in voci non specificate. Si tratta dell’ammontare più alto rispetto agli altri impieghi delle rimanenti cinque direttive. Nell’ordine decrescente: 46,30 miliardi di euro su “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”; 31,98 su “Infrastrutture su una mobilità sostenibile”; 28,49 su “Istruzione e ricerca”; 27,62 su “Inclusione e coesione”; 19,72 su “Salute”. Insomma, un piano che prevede quasi 224 miliardi di euro. Una cifra ragguardevole! Il problema è che alle succitate direttive manca lo specifico dettaglio operativo e la correlata “governance” su come realizzare i singoli progetti all’interno del piano stesso.

É evidente che questo piano vada rivisto in modo migliorativo, ed il governo Draghi dovrà metterci mano, perché mai come ora si rende fondamentale preparare un progetto in grado di utilizzare veramente bene i fondi disponibili nel “Recovery Fund”, nell’ottica di risposte chiare e concrete, come vuole il “Next Generation Eu”.

Gli accordi internazionali degli ultimi anni segnano un percorso ineluttabile, che vedono la decarbonizzazione e la conversione alla chimica verde ed al riutilizzo di sostanze di scarto del processo produttivo, come pilastri essenziali della trasformazione industriale. Saranno fondamentali per il nostro Paese, le scelte di politica industriale che verranno assunte nei settori interessati dalla transizione energetica e le azioni conseguenti utili a predisporre le imprese italiane al futuro, favorendone competitività e sviluppo.

Abbiamo la responsabilità di dover contribuire alla realizzazione di un sistema energetico sicuro e sostenibile, che determini investimenti in ricerca, ammodernamento e realizzazione di nuove infrastrutture di sistema e favorisca condizioni di sviluppo occupazionale e vantaggio economico per imprese e consumatori. Nel settore energetico il Paese ha opportunità che scaturiscono da precise potenzialità. In questo ambito, in termini di sostenibilità ambientale, occorre sviluppare la competitività dell’industria ad esso connessa.

Mai come ora la nostra industria, soprattutto dal punto di vista della transizione energetica, da quello della produzione chimico-farmaceutica e dell’assistenza sanitaria sul territorio, necessita di risorse certe ed investimenti mirati. Dove questo avviene, la produttività del lavoro aumenta e migliorano le condizioni di benessere della comunità. Insomma, ci vuole una strategia comune, affinché gli investimenti vadano a buon fine e la transizione, soprattutto in campo energetico, diventi un pilastro fondamentale del sistema economico sostenibile. In questo contesto, inoltre, occorre tener presente che sarebbe il caso di creare una struttura, con tecnici assunti dall’amministrazione governativa, dedita a progettare le opere infrastrutturali materiali ed immateriali, da realizzare poi con il coinvolgimento di aziende pubbliche e private.

Insomma, c’è molto da fare per affrancare l’Italia dalla dipendenza energetica da Paesi terzi. In questo contesto il sindacato può giocare una partita vincente ed in questa logica la Uiltec c’è!