La pandemia ha coinvolto tutto il mondo del lavoro: al Sindacato è chiesto uno sforzo in più, per rimanere al passo con una situazione sociale sempre più convulsa ed un’organizzazione del lavoro in continuo divenire e sofferenza. Il Sindacato deve, quindi, riappropriarsi del proprio ruolo principe, quello di essere agente promotore della contrattazione, anche confederale, territoriale, non solo di settore o di categoria.
La salute e la sicurezza sono stati posti al centro dell’attenzione per il 2021 della Uil, non solo riguardo a quella “sul” e “del” lavoro, ma anche del nostro ambiente e soprattutto alla Sanità pubblica, dei cittadini e delle cittadine italiani e trentini.
Dovremo infatti convivere, certamente ancora almeno fino a quando non si concluderà la campagna vaccinale, con queste problematiche, ma pure con un modello economico completamente scombinato e traumatizzato, che segnerà, anzi ha già mutato, anche la nostra vita sociale e culturale.
Come Uil del Trentino abbiamo individuato almeno quattro temi su cui ci dovremo confrontare: smart working, trasporto e servizi pubblici locali, diversificazione degli orari di lavoro, scuola.
“Il lavoro agile”, che per esempio l’Amministrazione della Provincia Autonoma di Trento ha deciso inspiegabilmente di ridurre in questo periodo, addirittura al di sotto delle indicazioni statali di utilizzo, si è dimostrato imprescindibile per una nuova organizzazione del lavoro, sia nel pubblico sia nel privato. Certo, ora, questa modalità deve essere normata e garantita con precisione e puntualità all’interno dei contratti collettivi e negli accordi aziendali o, ancora meglio, territoriali.
Riguardo al trasporto pubblico locale ed ai servizi, abbiamo bisogno di una sinergia per far sì che il sistema sia efficiente ed efficace, basato su una mobilità urbana ed extraurbana intelligente che risolva il problema dello spostamento, da e per le valli, ma che sia di salvaguardia per l’ambiente e la vita delle comunità periferiche e dei centri urbani.
Terzo aspetto, l’orario. Dobbiamo pensare ad orari di lavoro flessibili, da determinare con una serie di accordi e con una contrattazione puntuale e precisa che consenta di lavorare meglio, in sicurezza e con le dovute garanzie, ma anche con la possibilità di lavorare meno e lavorare tutti. Soluzione questa che potrebbe permettere di essere più inclusivi verso i soggetti deboli maggiormente esclusi dal mondo del lavoro: donne e giovani.
Infine, la scuola. L’emergenza sanitaria ha ridotto le nostre libertà a fronte di un bene superiore, la tutela della salute pubblica, ma in particolare ha privato i bambini ed i ragazzi di un diritto fondamentale, la scuola appunto. A livello locale, con la buona volontà e l’intraprendenza di insegnanti, educatori e molti genitori si è cercato di riorganizzarla e, valorizzando le competenze autonomistiche di cui siamo titolari, di farla ripartire, e con essa la comunità tutta, mettendo al centro le persone e gli studenti in particolare. Dovremo comunque aspettare, anche in questo caso, la conclusione della campagna vaccinale per tornare al ripristino di un servizio scolastico funzionale e davvero efficace.
Il Covid ci riporta al rispetto del tempo di vita, alla riduzione ed alla essenzialità degli spostamenti, nell’ottica del rispetto delle risorse, dell’ambiente e delle persone, quindi, della dignità e del valore del lavoro. Dovremo, quindi, ripartire dalla centralità del valore della persona e del territorio: locale, nazionale, europeo. E guardare al futuro tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno.