venerdì 09 Giugno 2023

Invertire la rotta

Dalla “ricostruzione all’euro irreversibile”, dalla” buona moneta al buon pianeta”, il Governo Draghi è pronto per la sfida che l’Italia non può perdere: lasciare alle nuove generazioni un Paese in grado di offrire loro una prospettiva, dove l’ascensore sociale possa riprendere a muoversi spinto dalla meritocrazia e dal lavoro.  Per un lavoro dignitoso e produttivo, per un sistema Europa che guarda alla transizione economica verso l’economia verde, puntando su ricerca e innovazione, istruzione e formazione permanente.

Un lavoro utile al Paese, dove le diseguaglianze siano recuperate, gli strappi ricuciti e i valori di giustizia e libertà riscoperti anche praticando politiche economiche e sociali in grado di utilizzare al meglio le risorse disponibili. Le grandi opere infrastrutturali   e il capitale umano sono fattori di crescita destinati a riprendere forza al pari di un rigenerato sistema industriale sostenuto da un innovativo terziario avanzato di servizio alle imprese e al Paese. I prossimi cento giorni saranno decisivi per invertire la rotta. Se giustizia e burocrazia avranno bisogno di tempo per essere riformate, di certo, non possono aspettare il lavoro né una riforma fiscale, che basandosi sulla progressività, dia respiro al potere d’acquisto delle famiglie per far ripartire, appena possibile, i consumi interni.

Consumi interni utili per il sistema manifatturiero, ma soprattutto per il terziario di mercato. Dal commercio al turismo, dai servizi alle imprese ai servizi alle persone. Il potere d’acquisto delle famiglie nel 2020 rispetto al 2019 ha perso 3 punti percentuali, al pari del reddito disponibile lordo. I consumi si sono ridimensionati del 10% e al riguardo il peso dei redditi da lavoro dipendente ha inciso molto, riducendosi del 5,6%. Le prospettive macroeconomiche sono tutte da portare a verifica; tuttavia, il vuoto creato potrà essere colmato solo nel biennio 2023 – 2024. La propensione al risparmio, raddoppiata nel periodo 2019-2020, ha necessità di fiducia nel futuro per ridimensionarsi e colmare i 60 miliardi di divario dei consumi nel biennio di riferimento.

La fiducia nel futuro oggi coincide con una rapida ed efficace campagna vaccinale, il primo grande tema che deve affrontare il nuovo governo, visto che ogni mese di ritardo costa al Paese migliaia di vite umane e cinque miliardi di mancato recupero dei consumi. Nella seconda fase della pandemia, a pagare il prezzo più alto è stato il terziario anche se in modo non omogeneo. Tuttavia, un comun denominatore con la prima fase certifica il crollo generalizzato dei settori del turismo e della ristorazione. In questo scenario siamo alle prese con i rinnovi dei Ccnl di settore che coinvolgono oltre 4 milioni di lavoratori, molti dei quali impegnati nei servizi essenziali, nella consapevolezza che le perdite di fatturato si attestano nel commercio all’ingrosso al 9% e nel commercio al dettaglio al 5,4%, ma anche nella certezza che nel 2020 sono cresciute le vendite alimentari del 2,1% prevalentemente concentratesi nelle formule commerciali del vicinato e discount.

È in questo mare in tempesta che hanno preso avvio i negoziati per il rinnovo dei contratti che è auspicabile producano, da subito, soluzioni positive in tema di classificazione e lavoro a distanza, sicurezza nei luoghi di lavoro e welfare contrattuale, per poi affrontare il tema del salario. Una politica all’altezza della sfida e relazioni sindacali in tempi di emergenza faranno la differenza che guiderà il Paese verso la ripresa.