sabato 02 Dicembre 2023

Impatto della pandemia superiore a quello della recessione globale

Una regione duramente colpita dalla pandemia in corso, che ha prodotto un crollo di oltre il 10% di Pil, un azzeramento del turismo, una chiusura di numerose attività commerciali, un lavoro sempre più precario e ballerino. È il Lazio di questo inizio 2021, alle prese con una crisi che è sì fortemente legata al Covid 19, ma che affonda le sue radici negli anni precedenti. Un Lazio dove, nonostante i tagli degli anni scorsi, sembra ancora reggere il sistema sanitario che, sebbene molto provato dall’emergenza, sta riuscendo, però, a gestire il sistema vaccinazioni con un’organizzazione superiore a molte altre regioni italiane. E dove fortunatamente l’abolizione del super ticket (esteso poi a tutto il territorio nazionale), la rimodulazione in senso progressivo dell’addizionale Irpef, grandi battaglie sindacali degli ultimi anni, e il recente accordo siglato con la Regione a favore di una sanità di prossimità e quindi di nuove RSA pubbliche, hanno in parte attutito i colpi di questa emergenza. 

Un Lazio dove Roma, traino e vetrina dell’economia regionale, sembra per molti versi essersi fermata e dove gli investimenti e i progetti futuri sono divenute parole vuote, affidate a studi e buona volontà dei singoli più che a una programmazione a lungo termine come dovrebbe essere. 

È soprattutto dalla Capitale, infatti, che paradossalmente oltre cento mila giovani si sono allontanati negli ultimi anni, cercando un avvenire migliore all’estero o anche nel Nord Italia. E di questi soltanto il 12% torna indietro, evidenziando così come la scelta migratoria tenda a divenire sempre più una perdita definitiva del capitale sociale del nostro territorio. Denatalizzazione, espatri e crisi in corso hanno avuto conseguenze drammatiche sulla nostra economia.

Un impatto di gran lunga superiore a quello della recessione globale del 2008: secondo le stime e le elaborazioni di Bankitalia, infatti, nel primo semestre del 2020 l’attività economica regionale ha registrato una contrazione del 10,3%, con conseguenze per il mondo del lavoro e per la condizione materiale delle famiglie.

L’occupazione femminile è scesa di 2,9 punti in termini tendenziali, contro il decremento di un punto per gli uomini. In generale, gli occupati residenti nel Lazio sono scesi a 2,3 milioni di unità 115,8 mila occupati in meno (-4,8% in termini percentuali). C’è da dire, però, che la situazione descritta avrebbe assunto dimensioni socialmente ed economicamente insostenibili in assenza delle tutele e misure di “salvataggio” adottate dal Governo, in particolare il blocco dei licenziamenti e il massiccio impegno finanziario destinato alla Cassa integrazione che ha salvato dalla disoccupazione almeno 120 mila lavoratori. A ciò si aggiungono nella nostra regione gli accordi sulla sicurezza sul lavoro e quello più recente sulle politiche attive per dare una risposta al futuro dei lavoratori e delle lavoratrici del Lazio. 

Infine, non si può non citare la situazione della Capitale che oltre la pandemia paga il disastro della giunta Raggi. Basti pensare alla situazione delle varie aziende municipalizzate, da Farmacap dove è stata proposta come soluzione la liquidazione amministrativa coatta, a Roma Metropolitane dove i 150 dipendenti sono rimasti senza stipendio per alcuni mesi e adesso vivono nell’assoluta incertezza per via della proposta liquidazione. In bilico anche il futuro dei 2.500 dipendenti di Multiservizi che vanno avanti con proroghe emergenziali da anni. Per non parlare di Ama che si ritrova ad avere tre anni di bilancio non approvato, la mancanza ormai cronica di un piano industriale e la riduzione della raccolta differenziata. E Atac che attende fiduciosa i soldi del recovery fund per cambiare le proprie sorti.