È un vero piacere poter intervenire nuovamente sulla rivista storica della Uil, spazio di informazione e approfondimento delle tematiche inerenti al nostro mondo, anche nella nuova veste on line, più dinamica e istantanea. Colgo questa occasione datami da Lavoro Europeo, per riflettere “dal Sud” su di un momento storico profondamente complicato che, il nostro Paese ed il mondo intero, non attraversavano dai tempi del secondo dopoguerra.
La pandemia, la diffusione del contagio, il lockdownci hanno messo davanti ad una realtà inaspettata, ma soprattutto hanno radicato ancora maggiormente una nostra convinzione, ovvero, che la salute, la sicurezza e la vita delle persone viene prima di ogni cosa. E questo, se prima per la Uil era una priorità, adesso è un obiettivo da raggiungere, necessario, indiscutibile. Siamo consapevoli che, come Sindacato, siamo chiamati a svolgere un ruolo ancora più pregnante, come già abbiamo fatto in questo anno difficile, per cambiare e per incidere sulle politiche nazionali ed europee, in modo da costruire un piano di resilienza efficace, lungimirante, percorrendo le linee guida tracciate dall’Europa. D’altronde, all’Italia sono state assegnate importanti risorse proprio perché tre direttrici europee ci interessano particolarmente e sono quelle che riguardano il basso tasso di occupazione femminile, giovanile e gli squilibri profondi esistenti sui territori. Le risorse previste, quindi, dovrebbero incidere su di un quadro di partenza difficile, complicato, in cui si sono generate diseguaglianze economiche e sociali.
Per questo come Uil Campania rivendichiamo che almeno il 50% delle risorse venga indirizzato alle regioni meridionali per recuperare realmente i tre fattori citati prima, in modo da colmare il gap tra Nord e Sud ed effettuare una svolta concreta e decisiva sul futuro economico e sociale del Paese intero. Queste considerazioni non sono solo nostre, ma sono pienamente condivise da altri osservatori istituzionali di prestigio, come lo Svimez che, di certo, non rappresenta la parte massimalista del nostro Paese, né incarna il prototipo di quel “Sud piagnone” tanto deprecato.
La narrazione di un Mezzogiorno incapace di spendere ed utilizzare le risorse europee non deve diventare una scusa, né tantomeno una remora, perché questa che abbiamo di fronte è una responsabilità importante dalla quale non possiamo e non dobbiamo esimerci. E fa bene la Uil, visto che ce lo chiede pure l’Europa, ad esigere un cronoprogramma monitorato per attuare il piano, indicando obiettivi e tempi precisi delle azioni che si vorranno mettere in campo e prediligendo quelle che avranno effettive ricadute occupazionali sui nostri territori. Così come serve ammodernare e migliorare la nostra Pubblica amministrazione, evitando ostacoli e quel perdurare di illegalità diffuse che frenano la crescita del Paese. In questa direzione, la digitalizzazione è una necessità non più rinviabile. Un po’ come quella che abbiamo avuto, negli anni della Cassa del Mezzogiorno, di portare acqua nei punti e nei paesi più arretrati del nostro Sud.
Oggi, senza investire nella rete digitale e in altre reti infrastrutturali, il nostro Paese, il Mezzogiorno non hanno futuro. Lo abbiamo visto in questa pandemia che ha accelerato ed acuito le distanze portando alla luce in un colpo solo l’arretratezza e l’isolamento delle nostre regioni meridionali. Cosa stiamo aspettando? Dobbiamo farlo ora, adesso!